Parigi è ferma, uno sciopero cittadino la costringe al blocco.
Zazie, dalla provincia, piomba in città. È in automobile accanto allo zio Gabriel e con l’amico tassista quando inizia a scrutare ogni particolare.
I suoi occhi si posano ovunque, le sue parole taglienti, buffe, maleducate svelano la sua personalità ribelle.
Mentre sua madre trascorre un giorno con l’ennesimo amore disperato, Zazie interroga lo zio, i suoi amici, la città e cerca di soddisfare il suo grande desiderio: prendere il metrò.
La sua volontà apparentemente semplice da appagare diventa presto un'impresa di gigantesca difficoltà. Zazie non demorde, frizzante, coraggiosa inizia a correre per le vie, si perde tra posti nuovi e persone differenti. La sua insistenza, tramutata in squisita abilità nell'ottenere le risposte desiderante, costringe persino lo zio a svelare il suo vero mestiere. Ballerino di sera, artista, intrattenitore.

Pubblicato nel 1959 “Zazie nel metrò” di Raymond Queneau è uno dei grandi classici della letteratura francese. Composto da un flusso di dialoghi di poche pagine dà voce ai personaggi che ricostruiscono le loro vite e la loro città attraverso un linguaggio goffo, grottesco ma con significati profondamente reali.
Un tour a bordo di un pullman turistico, uno spettacolo serale, una cena in un’imbarazzante osteria sono teatro di racconti, confronti e scontri.
Sono le sei passate e l’assaggio della città è terminato. I dialoghi si concludono nelle battute finali della madre e di Zazie.
- L'hai visto, il metrò?
- No.
- E allora, che cosa hai fatto?
La riposta della giovane ribelle di provincia svela il senso di un'opera immortale.
Rincorrere Zazie per le strade di Parigi è perdersi tra la curiosità e la voglia di provare emozioni nuove.
Articolo di Martina Cambareri