Sta accadendo qualcosa. Lontano e vicino rispetto a dove ci troviamo ora. Fuori e dentro in noi. Ci aggrappiamo all'immaginazione, alla fantasia per vedere altro, oltre. Viaggiamo pur restando fermi, comodamente seduti nelle nostre case. Superiamo i confini fisici e ci muoviamo nel tempo confondendo passato, presente e futuro. Indossiamo i nostri abiti comodi, sfogliamo qualche pagina e guidati dalle parole ritroviamo la bellezza della scoperta. Possiamo andare ovunque.
Lo Haiku è uno dei mezzi, il Giappone è la meta finale.
Tre versi, una forte intensità di significato. Sviluppatosi soprattutto a partire dagli inizi del Seicento divenne una forma poetica praticata da uomini di cultura, giovani di origine modesta e religiosi solitari. Essenziale, strutturalmente semplice, nasconde significati, espressioni ed immagini profonde.
L’opera “Haiku – il fiore della poesia giapponese da Bashō all'Ottocento” raccoglie e consegna al lettore componimenti splendidi, che permettono di riflettere e di pensarsi altrove, ovunque.

Matsuo Bashō uno dei più importanti esponenti visse un’esistenza travagliata e povera. La riempì con la sua capacità di sentire il mondo e trascriverlo in versi.
Il tragico incendio della sua città e della sua abitazione lo coinvolsero in un nuovo inizio fatto di viaggi erranti e di serena contemplazione. In solitudine, ma mai solo, conobbe l’essenza della vita e l’emozioni vere, sincere ed eterne. Scrisse, tra i numerosi versi, di compassione e conforto.
“l’ombra di una vecchia
che piange sola,
la luna per compagna”
La luna fu protagonista di molti haiku come nei componimenti di Takarai Kikaku.
Si formò accanto al maestro Bashō ed all’inizio della sua carriera si dedicò ad opere di straordinaria bellezza. Attraverso i suoi versi celebrò gesti semplici, elevandoli a significati straordinari ed universali.
“che ci sia luna
sul sentiero notturno
di chi porta i fiori
La luce della luna diventa simbolo di benedizione. Colui che porge un fiore, simbolo di rinascita, bellezza, celebrazione attraversando una strada buia, metafora che racchiude difficoltà e sofferenza, verrà protetto dalla luna.
Parole brevi ed immediate che restituiscono l’immagine di una civiltà antica, sacra, capace di interrogarsi sull'esistenza umana, risuonano in noi come pensieri, sensazioni e spesso profezie attuali ed universali.
La conclusione della raccolta è affidata a Masaoka Shiki, esponente di metà Ottocento. Rivoluzionò lo haiku opponendosi ad alcuni colleghi passati.
Nella fase conclusiva della sua vita, nonostante la malattia lo costrinse all'immobilità festeggiò l'esistenza celebrandola in grandi opere.
“capodanno:
tra cielo e terra
inizio d’armonia”
Un legame tra il divino e l’umano, che incontrandosi portano irrimediabilmente alla nascita di un inedito diverso e forse migliore.
A distanza di diversi secoli possiamo credere e sperare in un capodanno tra cielo e terra. Ora possiamo leggere per viaggiare. Sono sufficienti tre versi per vedere il Giappone e noi.
Articolo di Martina Cambareri