LO SPECCHIO | NELL'ARTE
Lo specchio, oggetto che è entrato a far parte nel nostro quotidiano. La nostra immagine è sempre riflessa da qualche superficie specchiante, così tanto che non ce ne rendiamo nemmeno più conto.
Ci capita anche di ritrovarlo in dipinti, soprattutto di origine fiamminga, ma cosa significa?
Nel corso della storia ha preso diversi significati, spesso legato al peccato di vanità e al demoniaco. Racconta realtà nascoste, danno una finestra criptica allo spettatore su ciò che accade dietro al quadro.
Lo specchio convesso ha la caratteristica di riuscire a inglobare nella sua immagine una area molto vasta, è uno specchio che amplifica lo spazio e che lo deforma.
Autoritratto entro uno specchio convesso
La tradizione vuole che l'artista tenesse quest'opera all'interno del proprio studio per dimostrare le sue abilità, essendo un opera piana che allude di essere bombata. La deformazione della mano è l'esempio della sua capacità di dipingere e di saper distorcere la realtà.
Parmigiano realizza quest'opera per stupire !

Mano con sfera riflettente (Autoritratto allo specchio)
E' sicuramente l’opera più nota di Escher e sembra richiamare i grandi capolavori fiamminghi del Quattrocento.
Qui l’artista si ritrae nel riflesso di una sfera, pertanto si tratta di un gioco di specchi, perché non è la sua immagine che vediamo, ma la sua immagine riflessa e poi descritta dalla mano dell’artista

Lo specchio è qualcosa che, sul finire del Rinascimento, parlerà di vanità e di arroganza. Molti artisti introdurranno nelle loro opere specchi, sfere e vetri specchiati all'interno delle nature morte (memento mori).
Dagli inizi del 1500 si inizierà a vedere la "bella ragazza" che si specchia con alle sue spalle la morte; lo specchio che tiene la "bella" è convesso, proprio per permetterle di vedere anche alle sue spalle la morte , monito di non doversi vantare troppo della propria bellezza perchè è qualcosa di fugace.
Allegoria della vanità

Lo specchio veneziano era un simbolo elitario, un oggetto prezioso che il suo possesso determinava lo stato sociale del signore. Gli artisti dipingevano questi specchi anche la dove non ci fossero, giusto per immortalare i padroni di casa con un oggetto prezioso.
La dove vi siano degli specchi bisogna porsi tutta una serie di quesiti, nella pittura fiamminga essi potevano parlare di una situazione che c'è stata e che non c'è più.
I coniugi Anolfini Viene riprodotta la parte retrostante della stanza quasi a voler coinvolgere lo spettatore, particolare è l'assenza del cane nel riflesso (probabilmente solo simbolo della fedeltà del marito verso la moglie).
La cornice è particolare, al suo interno vi sono incastonate dieci scene sotto vetro con episodi della vita di Cristo. La metà di sinistra rappresentano: la crocifissione di Cristo, la salita al calvario, la flagellazione, Ponzio Pilato, la scena dell'arresto e l'orto degli ulivi. Nella metà di destra invece: la deposizione, il Cristo con le tre Marie nel sudario, incontro con i viandanti, la discesa negli inferi.
Questa divisione potrebbe collegarsi all'ipotesi che la sposa incinta in realtà sia già morta, e quindi il quadro avere una connotazione commemorativa, dando origine a un'opera bipartita tra la parte vivente e quella defunta.

Lo specchio quindi è spesso simbolo di finzione! Come si fa allora a stabile se si tratta effettivamente di uno specchio o solo si una scena che fa da sfondo ?
Il bar delle Folies-Bergere

Che cos'è uno specchio, se non un riflesso di un immagine?
La riproduzione vietata
La maestria di Magritte nel realizzare un'opera con una precisione quasi fotografica è immensa.
Potrebbe sembrare un normale ritratto allo specchio, ma basta poco perchè le nostre aspettative vengano stroncate!
Contro ogni logica, il volto non si vede facendo rimanere noi spettatori disorientati e quasi angosciati. L'immagine nello specchio ci restituisce ancora le spalle dell'uomo.
Secondo il pensiero di Magritte, la pittura non è ciò che riflette, non copia la realtà. Come lo specchio, la pittura è uno specchio infedele della realtà.

Fabiana Ponte