La tragedia irrompe, separa il prima dal dopo. Costringe al ripensamento del tutto, di noi e del mondo. Ogni spazio è riorganizzato, ogni significato rivalutato e
l’arte, vera e attuale, deve rispondere.
Deve incastrare la realtà in parole, colori, fotografie e immagini in movimento che siano in grado di decifrare l’inimmaginabile, l’impensabile, eppure drammaticamente reale.

Frida Röhl, direttore artistico di Folkteatern di Goteborg, ha invitato drammaturghi di tutto il mondo a realizzare opere contemporanee, che parlino della tragedia che stiamo vivendo.

“Urgent Drama” è il richiamo alle armi dolci, della lotta alla paura e all'apatia attraverso il pensiero.
È la presa di consapevolezza della necessità di far sopravvivere l’arte, anche se lontana dalle strade, dai musei, dalle gallerie.
Dal palco di un teatro immaginario la voce di una giovane donna, o molto giovane:
"voglio che il mondo vecchio non prosegua
voglio che il peggio si perda in questo vuoto
we unburdened crawl toward death
e che dopo solo dopo riaffiori
ma nuovo
voglio che dopo il vuoto
ci sia l’inizio
un grande spargimento di sangue
e un grande silenzio senza scopo
un nulla minerale di rumore
guarda farsi il vuoto intorno a te
spariscono i buffoni dal campo di battaglia
s’impiglia il nevischio nei fiori contorti
nei campi secchi e tra le fabbriche
risale il vento e tuona
il rumore dell’acqua
tra i condomini i muri
i santuari le fortezze
e nonostante il blaterio incessante
tutto torna a ferirci e a farci male
tutto torna a farci sanguinare
io voglio che non passi invano
tra di noi questo vuoto
voglio che non si sprechi
il nostro sanguinare."
“Nel vuoto” è lo spazio dove tutto finisce ed inizia, la morte di ieri e la nascita di domani. Vagando tra le infinite incertezze ci s’imbatte nell'unica urgenza collettiva:
il desiderio di un futuro migliore.
Siamo fragili, consapevoli, temporanei, vivi. Pervasi da sensazioni forti e contrastanti, avanziamo cercando l’emozione unica che ci renda migliori. E la troviamo.
L’arte fa crescere l’anima.
Articolo di Martina Cambareri