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INTERVISTA A CELESTE | I NOSTRI ARTISTI


Celeste Della Libera, una giovane artista di Padova, è lei la nostra protagonista di oggi! Studentessa presso l'Accademia di Belle Arti di Venezia, con le sue opere cerca di raccontare di uno spazio sempre in movimento.

Abbiamo avuto il piacere di fare con lei una bellissima chiacchierata, dove siamo riusciti a scoprire di più sul suo mondo !







 

K: Ciao Celeste, grazie per essere qui a parlare con noi! Vogliamo partire un po' dall'inizio del tuo percorso?"

C: Certo! Ho sempre avuto la passione per il disegno fin da bambina e mi sono buttata in questo mondo già dal liceo, diciamo che sentivo che era la "cosa giusta da fare"!

Dopo di che mi sono iscritta all'Accademia di Venezia dove il mio percorso è totalmente cambiato; sono entrata nell'Atelier del Prof. Diraco dopo essere stata in quello della prof.ssa Cappello.


K: E' sempre stata dentro di te la passione per il disegno!

C: Si si! Da bambina vedevo sempre mio fratello disegnare e rimanevo affascinata da quello che creava, tutt'ora lo trovo molto bravo come pittore e disegnatore.

K: Devo dire che l'immagine di te da bambina che rimani colpita e ammaliata dai lavori di tuo fratello è molto bella! Suppongo che sia felice di vederti immersa in questo mondo di arte.

C: Si è molto contento.


"Faro alto", olio e acrilico su tela, 2020 "Tornanti", olio e acrilico su tela, 2020



K: Okay, quindi ti sei formata in accademia e non attraverso un percorso completamente da autodidatta?

C: Non ho avuto un vero e proprio percorso classico, ho la fortuna di avere un Professore molto empatico con i propri studenti e riesce a capire le esigenze di ognuno. In accademia ad esempio ho fatto poco disegno dal vero, solo nel corso di anatomia.

K: Comunque nei tuoi lavori dominano maggiormente forme astratte date forse più dall'istinto piuttosto che studi anatomici.

C: Esattamente!


K: Nel tuo percorso artistico hai provato solo la pittura ?

C: Ho fatto due - tre anni di incisione ed è una tecnica che mi piace davvero tanto, hai dei limiti con cui ti devi confrontare e trovare delle scappatoie è la cosa che lo rende divertente. Credo che l'incisione riesca a tirare fuori aspetti che la pittura non riuscirebbe a fare !

Spero di cuore di continuare a coltivare questo percorso perché lo trovo davvero fantastico!


K: Riuscendo a parlare anche con altri ragazzi che abbiamo intervistato abbiamo scoperto che per ognuno di loro il "fare arte" rappresenta qualcosa, per alcuni è riuscire a sfogarsi, raccontare la propria storia. Ecco per te cosa significa?

C: Tutto nasce da un'esigenza di espressione che ho sempre avuto. Non sono mossa da sentimenti di rabbia ma è come se fosse un campanello che spesso suona e sente il bisogno di essere espresso.

Penso che il lavoro molto spesso sia lo specchio di quello che siamo, non è chiaro ai nostri occhi ma lo è di certo per la nostra anima.

E' come se fosse un auto analisi il "fare arte".


K: Dopo ciò che ci hai appena detto, c'è un tuo lavoro che ti aiuta tutt'ora, che ha una certa importanza per te e che continui a consultare?

C: Bhe c'è stato un lavoro, la mia prima tela "grande": con esso ho scoperto che il mio lavoro poteva espandersi e ho imparato a dialogare di più con la tela.

All'inizio non lavoravo con tele più grandi di un 1 metro e mezzo. Poi c'è stato un momento in cui ho voluto provare a fare dei lavori molto grandi e mi è piaciuto lavorare con tele di queste dimensioni, si ha un peso diverso del lavoro, quasi ti sovrasta. Diciamo che mi piacerebbe lavorare con misure anche più grandi.


K: Dato che non stiamo parlando di misure proprio piccole, quanto ci metti a completare un lavoro su una tela di grandi dimensioni?

C: Dipende dal lavoro, può essere una settimana come un mese. Se sono in una fase in cui sono sicura di quello che sto facendo posso mettere anche poco.


K: Una cosa che mi aveva colpito molto è stata sicuramente la descrizione che ci hai dato dei tuoi lavori "Raccontano un pezzetto di storia di un grande spazio in continuo movimento il quale può presentarsi spigoloso e acido come caldo, lento e melmoso". Ci potresti parlare di questo "spazio" ?

C: E' uno spazio interiore dove possono esserci emozioni, situazioni vissute che si traducono in forme, segni, colori e fusioni. Ho voluto dare questa descrizione perché trovo che sia il modo più semplice per descrivere questo mio concetto.

Spesso quando devo mettere su carta un'idea o un'immagine riesco a figurarla davanti ai miei occhi, altre volte devo ricercarla. In quei momenti è come se entrassi in una stanza che a tratti può avere angoli melmosi, più freddi o persino violenti. E' un continuo movimento, non c'è staticità perché basta che cambi un'emozione per stravolgere tutta l'immagine.



"Maelstom", olio e acrilico su tela, 2020 "Anguria in fresca", olio e acrilico su tela



K: Dopo quello che ci hai detto, nei tuoi lavori sei più istintiva o più tecnica?

C: C'è un giusto equilibrio di entrambi. Secondo me la tecnica è un'utilissimo strumento che aiuta l'immagine; per me è fondamentale curare i materiali, la preparazione della tela o dei colori. Cerco di essere molto precisa in questa fase perché da qui ne deriva anche il significato di tutto il lavoro. inizialmente lo studio da parte mia era molto ossessivo, quando avevo in mente un immagine prima di andare a lavorarci sulla tela poteva passare anche un mese, con il tempo sto imparando sempre di più a sentire quale sia la cosa migliore da fare.


K: Dando una sbirciata ai tuoi lavoro ho notato che usi molto i colori ad olio o acrilici.

C: Non disegno tantissimo a livello di matite e carta, lo faccio solo quando ho bisogno di schiarirmi le idee o se devo essere precisa in quello che vado a fare.

Le prime bozze di un lavoro le metto su carta con colori ad olio o acrilici, ultimamente li sto usando entrambi perché mi piace il risultato che mi danno.

K: I colori ad olio hanno anche tempi di asciugatura molto lunghi, perché hai scelto proprio questo materiale ?

C: Allora, quando ho iniziato a frequentare l'Accademia ero in un certo senso "obbligata" ad usarli, per imparare la tecnica. Ci sono stati periodi in cui ho usato più gli acrilici e a tratti anche le tempere ma li ho trovati alquanto statici; l'acrilico in poco tempo si asciuga e non lo puoi più "toccare", l'olio invece si muove e mi è comodo che si asciughi con tempistiche molto lunghe perchè così ho tempo di riflettere su quello che sto facendo e, nel caso, andare a modificarlo.

In questo periodo poi per me è fondamentale il colore ad olio, sto iniziando ad usare una tecnica di "togli e metti": stendo una prima velatura e ne tolgo delle parti Io la chiamo la tecnica dell'indeciso!


K: C'è qualche artista, un movimento o qualcosa in cui ti ritrovi nei suoi lavori?

C: Sicuramente mi sento vicina all'espressionismo astratto, in particolare a Barnett Newman o Mark Rothko. Quando vidi le loro opere a Londra pensavo mi stesse per venire un infarto!


K: Ti capisco ! Bene Celeste grazie mille per questa bella chiacchierata, ci siamo divertiti tanto e siamo riusciti a comprendere un pò di più la tua arte!

C: Grazie a voi !

 

Pagina IG di Celeste @laightblu





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