IL GIARDINO METAFISICO DI NIKI DE SAINT PHALLE | ARTE E ATTUALITÀ
In questi tempi in cui la nostra insaziabile sete di nuove esperienze non può essere soddisfatta, non ci resta che viaggiare con la mente. Oggi vi voglio narrare la storia di un giardino unico nel suo genere, così che tramite le mie parole possiate immaginarvi immersi nella sua magia, fuori dal tempo e dallo spazio.
Ci sono gioielli nascosti in terra italiana che raramente vengono pubblicizzati tra le destinazioni imperdibili per la bella stagione. In questo caso, mi sto riferendo al Giardino dei Tarocchi, situato nell’entroterra toscano, che in modo non diverso da una meta esotica da sogno, ci promette un'esperienza sensoriale che difficilmente scorderemo.

All’ingresso veniamo accolti da un manifesto dove la sua ideatrice, l’artista franco-statunitense Niki de Saint Phalle, trascrive la storia e l'essenza del parco.
Si legge che nel 1955, in visita a Barcellona, Niki rimase affascinata dalle opere di Antonio Gaudí, in particolare da Parco Güell.

Ho trovato il mio maestro: Gaudí. Quest’esperienza ha forgiato il mio destino. E ho dedicato la mia vita alla realizzazione di un giardino che ispiri, a questo mondo turbato, sentimenti artistici di serenità e di amore per la natura. Il mio giardino è un posto metafisico e di meditazione, un luogo lontano dalla folla, un posto che fa gioire gli occhi e il cuore.

Immerso nel verde della Maremma, il giardino ospita sculture che raffigurano i ventidue arcani dei tarocchi.
In linea con la tecnica di Gaudí chiamata “trencadís” che consiste nel rivestire le opere di frammenti di ceramica fino a costruire un vero e proprio mosaico, le sculture di Niki sono ricoperte di vetri, specchi e piastrelle smaltate. L’effetto ottico che ne deriva è quasi ipnotico.
In una totale immersione nel paradiso variopinto che stava creando, la scultrice per anni visse all’interno della scultura dell'Imperatrice, che è provvista di cucina, bagno, camera da letto, soggiorno... il tutto completamente rivestito di specchi.

La scultura dell’Imperatore ci introduce in un cortile colonnato con al centro una piccola fontana, dove l’artista non ha messo freno alla sua fantasia visionaria: il porticato è tempestato di stelle, cuori, teschi messicani, serpenti arrotolati alle colonne, motivi a scacchiera, conchiglie, e molto altro.

In questo piccolo cosmo torniamo bambini. Forse è proprio questo che ha segnato l'artista nel suo primo incontro con lo stile gaudiniano: lo stupore che proviamo di fronte a queste sculture, ai loro colori sgargianti e al gioco di luci creato dagli specchi è un punto di ritrovato contatto con la capacità di meravigliarsi delle piccole cose che avevamo da piccoli e che il crescere ha inibito... ma quello stupore infantile è ancora lì, è soltanto assopito, e tanto Niki de Saint Phalle quanto Gaudí sono riusciti a risvegliarlo appellandosi proprio al nostro io interiore, al bambino che vive in noi.
Articolo di Noemi Pagliardini