ASPETTANDO IL NUOVO CINEMA PARADISO | ARTE E CINEMA
Quando esci dal cinema e piove. E rimani con altri spettatori ad aspettare, senti cosa dicono del film. E poi c’è chi vuole provarci ad andare, che fa se ci bagniamo un po’; e va, correndo con la testa stretta nelle spalle. Chi dice aspettiamo, tra poco smette. Chi dice; ora piove meno (e non è vero) e va. Così, un po’ alla volta, correndo, se ne vanno tutti.
Tratto da "Momenti di trascurabile felicità" di Francesco Piccolo, Einaudi, 2010
Ho riletto per caso questo passaggio di Momenti di trascurabile felicità ed ho pensato che questo è un momento a cui non si presta attenzione mentre accade, eppure è tra quelli che mi mancano, per davvero. E non per la pioggia e non per il mezzo sorriso che mi viene pensando alla scena (assolutamente realistica), ma perché mi sembra di non sentire quelle voci, fuori dalla sala, a commentare il film appena visto, da troppo tempo.
La tensione, la commozione, la risata o persino lo sdegno di chi è appena uscito dalla sala del cinema sembra che non facciano più parte del nostro vivere e nessuna piattaforma streaming, per quanto dotata, può restituirceli.

Ed è qui che la mente ha preso il volo ed è atterrata su una straordinaria pellicola del cinema italiano che riassume nel modo più poetico e concreto possibile l’amore per la settima arte.
Quella nostalgia che molti di noi sentono immaginando le sale vuote, ripensando spesso a quelle piene.
Nuovo Cinema Paradiso (1988), considerato il film più riuscito e il più autobiografico del regista Giuseppe Tornatore, vinse l’Oscar come Miglior Film Straniero nel 1990, nella sua versione ridotta a 123 minuti, con la quale venne distribuito a livello internazionale.
Riflettendoci la storia che si racconta è semplice, non è fatta di grandi imprese, di miti o battaglie. È un condensato di vita lontana, calda e lenta, costruita sulla semplicità di legami che resistono allo scorrere del tempo e alla vita, che prende inevitabilmente la sua piega.
A Giancaldo, nella Sicilia del Secondo dopoguerra, il piccolo Salvatore impara ad amare il cinema grazie ad un severo ma attento proiezionista, Alfredo. Quando quest’ultimo diviene cieco a causa di un incidente in sala, Salvatore ormai adolescente prende il suo posto, mettendo in pratica gli insegnamenti divenuti la sua occupazione quotidiana.

Vive anche una storia d’amore, di quelle intense e in mano al destino.
Su consiglio di Alfredo, il giovane decide di lasciare il suo piccolo paese e questo suo amore, per tentare di realizzare i propri sogni, lontano dalle limitazioni di un luogo di provincia ormai dimenticato, ancorato al passato rispetto ai tempi del mondo che avanza.
Il suo più grande e irrisolvibile amore però rimane, il cinema infatti lo accompagna; Salvatore ha una carriera di successo come regista e si stabilisce a Roma. Qui la vita si fa veloce, sempre più piena di impegni e scadenze, ma vuota di slanci e autenticità.
La sua infanzia, Alfredo, la madre, l’amore di un tempo sembrano solo un lontano ricordo.
Ma qualcosa lo riporterà alle origini e al suo amato Cinema Paradiso, ormai fatiscente, appena prima che venga demolito per sempre.
Un film, soprattutto quando diviene metacinema, non può che avvalersi di una colonna sonora incisiva e portante. È così che Ennio Morricone portò Nuovo Cinema Paradiso a conquistare un David di Donatello, un BAFTA e il Prix Fondation Sacem al 43° Festival di Cannes.
È così che, nella scena più iconica della pellicola, musica e immagini collaborano e diventano scrigno intimo e al contempo assoluto, di memorie e umanità, di passione e di sogni, di vittorie e sconfitte, di vita: è il potere del cinematografo.

Purtroppo questo periodo ha reso evidente quanto i luoghi della cultura e la loro sopravvivenza non vengano percepiti come priorità. Eppure in Spagna, per celebrare la riapertura delle sale cinematografiche a seguito del primo lockdown nel 2020, è stato scelto proprio Nuovo Cinema Paradiso.
Voglio credere che sia una scelta pensata per ribadire la necessità di un cinema che, con tutte le sue evoluzioni, è ancora e soprattutto condivisione, cioè visione partecipata e comune, nelle nostre infinite differenze.
Sebbene durante la proiezione ognuno viva interiormente un'esperienza che è propria e unica, ci unisce la bellezza del momento. Ci accomuna la consapevolezza di amare nello stesso modo le poltrone su cui siedono le nostre aspettative, le luci che si abbassano, il silenzio, l'attesa, le immagini e i suoni, il cinema: quella pausa dal tempo e dalla vita che regala più tempo e più vita.
Articolo di Rachele Bettinelli